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I fratelli Oreste e Mario Villani

PERSONAGGI ALTAVILLESI

I fratelli Oreste e Mario Villani
"In questo libro si racconta una vicenda quasi del tutto ignota della seconda guerra mondiale, ossia la partecipazione di un piccolo corpo di spedizione italiano, proveniente da Rodi, alla famosa battaglia di Creta. Gli storici e i memorialisti non ne parlano: eppure questa mini o anti - impresa bellica italiana, per i rischi mortali e le avventure al limite del grottesco cui andò incontro, merita di essere conosciuta, se non altro quale ulteriore esempio delle follie della guerra…La nostra spedizione di Creta fu l'unica impresa compiuta dal nostro esercito sul fronte dell'Egeo. Per il resto le isole del nostro possedimento di allora, il Dodecaneso, e in particolare Rodi, furono impiegate prevalentemente come basi della nostra aviazione nel Mediterraneo orientale…".
E' questa la premessa al libro di Gianni Baldi dal titolo "Dolce Egeo Guerra amara". Un testo che ha ispirato probabilmente anche il film "Mediterraneo" (vincitore premi Oscar) di Gabriele Salvatores e che vede tra i protagonisti descritti dallo scrittore, il compianto Oreste Villani (nel libro si parla dapprima di Oreste Vìllari sottotenente, mentre nella seconda edizione in appendice, compare il vero nome ovvero il tenente Oreste Villani). L'autore, a metà del racconto, così lo descrive " ..Il nuovo venuto, originario dell'Irpinia, era un tipo buffo, scalcinato, che portava uno straccio di divisa bisunta e scarponi da soldato. Si muoveva inoltre con gesti a scatto, strane torsioni del corpo, come una marionetta snodata…Fin dal primo approccio, Vìllari intuiva di ciascuno di noi le debolezze, le manie, le fasullaggini, e subito le prendeva a bersaglio delle sue irridenti sfottiture. Ma non lo faceva con cattiveria, per il gusto di ferire. Si divertiva a sfottere il prossimo per gioco, per il piacere della satira…". L'altavillese, in quella spedizione aveva ventisei anni ed era l'ufficiale che comandava la quarta compagnia mitraglieri. Il 10 settembre del '43, a due giorni dall'armistizio, il 265° reggimento di fanteria di cui faceva parte, ebbe l'ordine dai suoi vertici di consegnare le armi ai tedeschi, insieme a tutti gli altri reparti presenti sull'isola di Creta. "Non tutti i nostri però si lasciarono convincere alla resa". Tra quelli che rifiutarono e si diedero alla macchia vi era Villani che con altri 6 ufficiali, 7 sottufficiali e 55 soldati diventarono "i nostri ribelli che dovettero affrontare, esattamente il 15 ottobre, sulle colline di Kacidonia, la prova del fuoco… ". Attaccati a più riprese gli italiani furono costretti alla fuga e alla fine riuscì a salvarsi solo il tenente, mentre i suoi colleghi ufficiali "….vennero tutti uccisi con un colpo alla nuca davanti alla fossa che avevano dovuto scavarsi con le loro mani…". Il sopravvissuto venne a sapere di questa esecuzione, da un suo amico greco di Sitìa, un certo Macacis. In un rapporto scriverà: "…il sottotenente Chiaia, un napoletano del Vomero, che tante volte la sera dopo cena ci aveva deliziato con le sue canzoni, andò verso la fossa cantando l'Ave Maria di Schubert, quasi a voler riaffermare con questo suo atteggiamento disperatamente patetico, le ragioni più nobili e belle della vita di fronte alla violenza assurda della morte…". Frattanto, il giovane altavillese "..per interessamento del suo amico greco Macacis, trovò rifugio presso un pastore di Krigià, al quale in cambio dell'ospitalità diede una mano nel governare le pecore. Anche nel vicino paese di Siccià vivevano altri sbandati italiani che travestiti da pastori e contadini aiutavano i loro ospiti greci a lavorare nei campi e accudire al bestiame. I tedeschi del presidio di Sitìa erano al corrente di questa situazione e, dopo averla tollerata durante tutto l'inverno, in primavera decisero di affrontarla con un rastrellamento in forze dell'intera zona…". Tutti i soldati, vennero catturati tranne il nostro; che riuscì a salvarsi e a scappare. La sua avventura continuò trasferendosi nella parte centrale dell'isola dove venne fatto prigioniero da una pattuglia tedesca ed ancora una volta, mentre veniva portato vicino al posto di guardia, "lungo un sentiero di montagna, riuscì di nuovo a fuggire buttandosi giù da una scarpata. Capitato dopo qualche ora di marcia affannosa nel villaggio di Acidrià, si rivolse al sindaco per aiuto ottenendone l'ospitalità per la notte. Ma il mattino dopo, un sottufficiale tedesco cui era arrivata una soffiata, lo svegliava con la pistola puntata alla testa. E questa fu l'ultima avventura dell'ultimo sbandato italiano dell'8 settembre nell'isola di Creta". Oreste Villani dopo il suo arresto a Creta, finì in un lager tedesco e a liberazione avvenuta è ritornato a casa ove si è spento il 06/03/1989. Meno fortunato del fratello Oreste, è stato invece, il tenente Mario Villani. Eroe quanto il primo, medaglia d'oro al valore e più giovane di circa tre anni rispetto ad Oreste, combattè nella stessa guerra come pilota di aereo. Il circolo culturale "Ezio Camera" in una cartolina commemorativa così lo rappresentava: " figura maiuscola di soldato, di uomo, di eroe, come una radiosa meteora illuminò di gioia e d'orgoglio i cuori di coloro che lo conobbero. Nato il 23 agosto del 1918, nella sua brevissima esistenza non mirò che alla gloria con giammai smentita fede e con entusiasmo sincero…Il suo altissimo amor patrio seppe tradurre in fatti visibili, e del suo compito fece una missione, per il cui successo l'olocausto non era che il naturale coronamento". Fu per quattro volte decorato in vita: due con croce di guerra ed altrettanto con medaglia d'argento. Altavilla, lo ricorda con una strada a lui intitolata. A soli venticinque anni, fu abbattuto col suo aereo in missione nel cielo del Mediterraneo: era il 4 aprile del 1943.

Bibliografia: Gianni Baldi, "Dolce Egeo Guerra amara", sottotitolo "Ricordi della spedizione italiana a Creta nel 1941", edito dalla Rizzoli nel 1988 e ristampato dalla stessa casa editrice il 19 settembre 2001, collana Bur.


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